Corrado Alvaro, Calabria

Corrado Alvaro, Calabria

Corrado Alvaro, Calabria prefazione di Libero Bigiaretti con un saggio di Domenico Scafoglio, Vibo Valentia, 1990, pp. 61.

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«Come la società meridionale si sia disgregata nel suo stato attuale, è un portato della civiltà sortita fra le due guerre, perfetta nei lineamenti delle sue conquiste, ma, dove è arrivata a contatto con uno stato patriarcale, rotto l’antico equilibrio, non ha trovato sufficienti forze economiche preparate a una vita rinnovata, ha isolato gli uomini ormai bisognosi e veramente impoveriti anche delle loro tràdizioni, non vi ha sostituito nulla se non il bruto dato economico, e questo in un ambiente sovrappopolato, che vedeva il crollo dei suoi mestieri e delle sue arti tradizionali, delle sue piccole industrie familiari, e del prestigio delle sue guide spirituali e dei suoi dirigenti».
Erano stati — aveva già scritto Alvaro nel Treno nel Sud — «mutamenti quasi insensibili, operati non per una spontanea creazione dell’ambiente, ma sotto la spinta di elementi esterni e di sommovimenti nazionali». In casi come questi la transizione è sempre un fatto «sgradevole», perché una civiltà si decompone e un’altra ancora non si intravede, la società «si è liberata dai vecchi vincoli», ma «non ha capito la natura dei nuovi». Il contatto tra civiltà «arcaiche» e civiltà complesse produce impoverimento, quando le civiltà «primitive» non hanno, all’interno della vita regionale, il «presentimento» dei nuovi comportamenti e valori. Invece del confronto creativo si ha allora l’imitazione passiva e l’acquisizione dei «lati deteriori».