Economia e società nella Calabria del '500

Economia e società nella Calabria del '500

Giuseppe Galasso, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Guida 1992, pp. 488

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Durante tutto il Cinquecento, la Calabria conosce un lungo periodo di espansione economica. La feudalità si piega alle strutture giuridiche e politiche della monarchia assoluta, la spinta demografica persiste, il popolo «quattrocentesco» comincia a differenziarsi in una pluralità di moderni ceti concorrenti, l'aristocrazia agraria e la borghesia maggiore sembrano predestinate all'alleanza e alla fusione. Sarebbe riuscita la regione, grazie a questa fase di grande espansione, ad emanciparsi dalla dipendenza dai mercati e dai mercanti forestieri, che ne condizionavano e ne limitavano le prospettive di sviluppo? La storia del Cinquecento calabrese è la storia di questo interrogativo. La risposta è negativa. Già agli inizi del Seicento si manifesta la crisi: lo Stato accentua sempre più il suo aspetto fiscale ed oppressivo, la domanda estera, su cui si regge l'economia, diminuisce, i baroni armano e proteggono i banditi contro lo Stato e le sue pretese giuridiche.
Ma il mancato raggiungimento della soglia di uno sviluppo autopropulsivo e autodiretto è una parabola che non riguarda soltanto la Calabria del Cinquecento. Riguarda, infatti, come nel Mezzogiorno d'Italia e altrove, l'eterna storia dell'ineguaglianza sul piano economico e internazionale.