Gustav Meyrink, Il Domenicano bianco

Gustav Meyrink, Il Domenicano bianco

Gustav Meyrink, Il Domenicano bianco, edizione Ar, Padova 2019, pp. 216

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Nel suo personale cammino lungo la “via del risveglio”, Gustav Meyrink meditò a lungo su occultismo, esoterismo e magia, riversando le sue visioni, oltre che nei ‘romanzi sapienziali’ La notte di Valpurga, Il viso verde, Il Domenicano bianco, L’Angelo della finestra d’Occidente anche in numerosi racconti brevi. Fra questi. Il Cardinale Napellus, che dà il nome alla presente antologia, è di sicuro uno dei più significativi e suggestivi. Fulcro della narrazione è l’Aconitum napellus, una pianta velenosa dal caratteristico fiore di colore blu: qui è il simbolo dei Fratelli Azzurri, un ordine monastico in cui ciascun membro irrora con il proprio sangue una piantina di napello —che cresce succhiando essenza di vita e crescendo avvelena.
La raccolta comprende alcuni articoli, scelti fra i molti in cui l’Autore descrisse i propri ‘esercizi’ nei vari campi dell’occulto —‘esercizi’, egli precisa, che vanno intesi come compiti di una vita, non come esperimenti superficiali. In Fachiri e I sentieri dei fachiri, la disciplina dello Yoga è presentata come via per raggiungere la sapienza suprema; in Hashish e chiaroveggenza viene negata la possibilità di pervenire alla conoscenza con l’ausilio di allucinogeni; ne La mia visione più strana è narrata la misteriosa vicenda del racconto Das Grillenspiel, composto da Meyrink nel 1915; ne Il diagramma magico vengono esposti i poteri magici dello Yantra tibetano; in Yoga tantrico, infine, si afferma come alcuni Yoghi, avendo conosciuto una sorta di “rinascita nello spirito”, abbiano la potenza di suscitare “le forze magiche che concorreranno al cambiamento del mondo esteriore”.