La compagnia napoletana dei bianchi della giustizia

La compagnia napoletana dei bianchi della giustizia

Antonio Illibato, La compagnia napoletana dei bianchi della giustizia, Napoli 2004, pp. 203

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Note storico-critiche sulla Confraternita napoletana e inventario dell'archivio. Sin dalle origini la Compagnia dei Bianchi della Giustizia si era assunta il triste compito di confortare i condannati a morte, disporne funerali e messe di suffragio ed assistere le famiglie. Da qui il nome Succurrere Miseris, la cui origine si è voluta attribuire al francescano S. Giacomo della Marca che l'avrebbe fondata quando, nella seconda metà del Quattrocento, venne a predicare nella citta partenopea in cui morì nel 1476. Da come riporta l'eccellente lavoro del prof. Antonio Illibato, attuale direttore dell'Archivio Storico Diocesano di Napoli il sodalizio, che prese come divisa un saio bianco, avrebbe interrotto le proprie attività nei torbidi anni della congiura dei baroni. Successivamente l'iniziativa fu ripresa da Ettore Vernazza e dal canonico regolare lateranense Callisto da Piacenza, che nel 1519, diedero vita alla Compagnia dei Bianchi della Giustizia. La confraternita ebbe sede nel monastero di S. Pietro ad Aram, da dove, nel 1524, si trasferì nel cortile dell'ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. I confratelli abitarono in una casa di proprietà di Maria Longo, fondatrice dell'ospedale e delle suore cappuccine dette "Trentarè".