Napoli 1799

Napoli 1799

J. Clement, 1799 signori e popolo, Napoli città aperta, Luca Torre Editore, 1998, pp. 138. 


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A che serve lo studio del passato se non per correggere, modificare, il presente? Non ho scritto questo breve saggio con l'intenzione di prendere parte a una diatriba per un avvenimento accaduto duecento anni fa. Non mi interessa la contesa del potere tra nobili giacobini e borbonici. In tal caso avrebbe ragione un mio amico scrittore il quale definisce questa faziosità che è ancora viva a Napoli, dopo due secoli, un sentimento "strapaesano". Lungi da me tutto questo.
Non potrei essere borbonico oggi, come non potrei essere giacobino. Rischierei di andare a votare alle prossime elezioni per Robespierre o per Luigi XVI. In un futuro virtuale forse questo potrà accadere. Non se a guidare il mio studio del periodo preso in oggetto è il bisogno proprio di andare oltre questa faziosità. Il bisogno di capire com'è che una causa giusta , quale quella repubblicano-giacobina, qui a Napoli sia stata alterata nei suoi connotati fon­damentali. E com'è che ancora oggi tanti studiosi, letterati, storici, non abbiano pensato di porre riparo, se non per brevi accenni, alla grave ingiustizia che fu allora perpetrata nei confronti del popolo napoletano. Com'è che del valore e del patriotti­smo di questo popolo se ne accorsero solo i generali francesi che li ebbero come avversari. Com'è che sono state sottovalutate le ragioni per cui esso si battette e morì contro i repubblicani.